1° Marzo – Il saluto alla manifestazione del Presidente del comitato provinciale ANPI Parma, Nicola Maestri

Sabato 1 marzo 2025, Parma, città medaglia d'oro della Resistenza, ha ospitato una grande manifestazione antifascista che ha visto la partecipazione di oltre 5000 persone, unite dalla volontà di condannare ogni forma di fascismo e di difendere i valori di libertà e democrazia.

Il corteo, che è partito dal monumento al Partigiano, è stato un momento di forte partecipazione civica, simbolo del rifiuto di Parma e dei suoi cittadini a qualsiasi manifestazione di odio e intolleranza. In testa al corteo, il sindaco Michele Guerra e Franco Torregiani per la Provincia di Parma, hanno guidato la manifestazione che ha rappresentato non solo una protesta contro il neo-fascismo, ma anche un momento di riaffermazione dei valori che hanno guidato la Resistenza, fondamento della città 

Le parole del presidente del comitato provinciale ANPI di Parma
Nicola Maestri

Buongiorno a tutte e a tutti gli antifascisti che si indignano, a tutte le persone che non accettano che gruppi di neofascisti che fanno dell'odio e della discriminazione la loro cifra, possano invadere e infestare una città come Parma, medaglia d'oro alla Resistenza e al valor militare.

ANPI provinciale Parma, le istituzioni così come i sindacati, i partiti, le associazioni, la società civile, i singoli, è in prima fila e al fianco di chi democraticamente si riconosce nella Carta Costituzionale e ne rispetta e pretende l'applicazione in tutti i suoi articoli. [...]

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La Costituzione italiana è costitutivamente antifascista: non tanto e non solo perché essa contiene la famosa XII disposizione transitoria e finale, che vieta "la ricostruzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista." Quanto perché ogni singolo articolo della Costituzione, soprattutto nella parte in cui si dichiarano i principi fondamentali sui quali si regge la Repubblica, è scritto in trasparente antitesi alla teoria e alla prassi del fascismo. Basterebbe questo per condannare definitivamente quello a cui la Storia ci ha già sottoposto. Ma oggi serve di più visto le derive autoritarie e securitarie che l'Italia e il mondo occidentale stanno mettendo in atto. Ci troviamo quindi a dover rispondere ancora una volta, sotto le pressioni incessanti, a provvedimenti discriminatori e retoriche xenofobe a servizio dei potenti mentre si dichiarano amici del popolo, questa è una deriva in cui si crea la legittimità degli squadrismi, dell’ambiguità istituzionale, della minimizzazione, dell’altrismo e dell’indifferenza, verso cui è doveroso ricostituire una linea storica che rispetti i suoi eroi e che difenda le vittime dell’oggi e del domani. “Dove un fascismo, non è detto che sia identico a quello, un fascismo cioè un nuovo verbo, come quello che amano i nuovi fascisti d’Italia, cioè che non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti. Dove questo verbo attecchisce alla fine c’è il lager, questo lo so con precisione. Alla fine del fascismo c’è il lager”. Così disse Primo Levi. Mentre Giacomo Ulivi ci ricorda: “non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere”. Proprio con Giacomo Ulivi, come fece nella sua lettera, nei suoi pensieri, vorrei parlare a voi, a noi.

“Soprattutto, vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il resto. Quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita, dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddisfacente. Ma, credo, lavorare non basterà; e nel desiderio invincibile di "quiete", anche se laboriosa, è il segno dell'errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il più terribile, credetemi, risultato di un'opera di diseducazione ventennale, di educazione negativa, che martellando per vent'anni da ogni lato è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della "sporcizia" della politica. Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora. Di fronte a qualche vacua, rimbombante parola che cosa abbiamo creduto? Ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente. Credetemi, la "cosa pubblica" è noi stessi, per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli altri. Per questo dobbiamo prepararci. Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in noi, e ad esprimere desideri. Oggi bisogna combattere contro l'oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti: ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi ed il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi.”

La città di Parma, la sua Provincia, le comunità che vivono questi luoghi hanno avuto la fortuna di avere grandi e preziosi esempi, che hanno subìto le violenze e i soprusi di queste squadracce fasciste senza mai piegarsi definitivamente. Vent'anni di dittatura, di odio, di discriminazione, di macerie e lutti infiniti, per quanto si provi, non si cancellano facilmente, e noi siamo quelli che hanno le spalle larghe e le menti lucide per rivendicarne i frutti, le nostre radici affondano nelle partigiane e nei partigiani che hanno saputo soverchiare forze micidiali e sovrastanti, il nostro faro si chiama Caduti per la Libertà, il nostro nome corrisponde a Carta Costituzionale, quella su cui ogni istituzione giura e ha giurato e oggi dichiariamo a gran voce, con la forza della storia, NON PASSERANNO, NON PASSERANNO.

PARMA e le sue genti erano, sono e resteranno identitariamente ANTIFASCISTI!!!

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1° Marzo – Manifestazione Antifascista

manifestazione 1 marzo
manifestazione 1 marzo comunicato

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Berceto – congresso fondativo sezione ANPI

congresso fondativo berceto

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Comitato Provinciale 08.02.2025

Proposta Festa provinciale per l’80° della Liberazione

Relazione introduttiva di Nicola Maestri Presidente Comitato Provinciale ANPI Parma

Buongiorno e benvenuti a questo Comitato Provinciale che come avrete notato è focalizzato soprattutto sulla proposta che successivamente vi verrà illustrata nel dettaglio e a cui hanno lavorato Paolo Papotti e Fausto Villazzi. Prima però di discutere le varie eventualità organizzative e logistiche mi vorrei soffermare con voi sulle motivazioni che ci hanno spinto a formulare un’ iniziativa di questa portata. Quest’anno come sappiamo ricorre l'ottantesimo, il prossimo 25 aprile, della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. [...]

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 Le iniziative si susseguono per rendere degna questa data così importante e ciò avviene in un clima piuttosto pregno di preoccupazione all’orizzonte. Se il Presidente della Repubblica Mattarella è sinonimo di garanzia storica e istituzionale che non perde occasione per rimarcare le nostre radici antifasciste, la stessa cosa non si può dire per la compagine governativa attuale, che si barcamena quotidianamente su questo argomento, balbettando a sproposito di Nazione e Patrioti, eludendo volontariamente la Storia alle nostre spalle, che vede l’attuale partito di maggioranza relativa erede diretto di chi non è tra i creatori della nostra Carta Costituzionale. A volte il nostro Paese sembra soffrire di una profonda amnesia. C’è un processo storico che non ha avuto luogo, mi riferisco al fatto che non si sono fatti realmente i conti con il ventennio fascista. In ottant’anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani e quindi oggi, per molti, dato che non si conoscono i delitti del fascismo pare quasi che il fascismo di delitti non ne abbia commessi. Hegel diceva che nella storia ogni fatto si ripete due volte, mentre la correzione che apportò Marx fu che la prima volta il fatto si verifica come tale, mentre la seconda volta come farsa. Se aggiungiamo infine il pensiero di Gramsci, quando allude al fatto che la Storia sia maestra di vita ma non ha alunni, voi capite bene che occorre il massimo di allerta, attenzione e impegno civile. Viviamo purtroppo l’epoca dell’oblio e della delega in bianco, in un momento storico che invece richiederebbe drammaticamente analisi profonde, ardore, assiduità, dedizione, fervore, presa di coscienza. Viviamo l’epoca della zavorra, come sarebbe corretto definirla, per cui decisamente piú semplice alleggerirsi di tutto per dedicarsi solo al superfluo e alle cose che non appesantiscono l’anima. Per cui perché affannarsi con la politica? Deleghiamo Lui lì che sicuramente curerà i nostri interessi. Ancora meglio: Lei lì, per ripiombare sull’attualità. Diritti umani, ambiente, giustizia sociale? Ma che pesantezza! Vuoi mettere Elon Musk che vuole arrivare su Marte? E così, in modalità silente abbiamo dato in appalto le nostri menti e i nostri cuori agli oligarchi che muovono le leve del mondo, a individui senza scrupoli esageratamente ricchi che minano l'architrave della convivenza civile, sempre alla ricerca del nemico pubblico da stanare, da combattere e da mettere alla berlina. Attraverso la globalizzazione informatica abbiamo lasciato che i social ci anestetizzassero le coscienze, siamo una civiltà piegata su se stessa, siamo attorcigliati al nostro ego, e senza battere ciglio ammantati da questo capitalismo bestiale, irriverentemente sfacciato e imperante, ci siamo lasciati scippare la nostra umanità. Ma noi siamo l’Anpi, e abbiamo una lunga storia alle nostre spalle, le nostre radici sono la partigiane e i partigiani che hanno saputo soverchiare forze micidiali e sovrastanti, il nostro faro si chiama Caduti per la Libertà, il nostro nome corrisponde a Carta Costituzionale, quella su cui tutti i sindaci e i parlamentari di ogni risma hanno giurato. E la proposta che andremo a formulare tra poco ha questo fondamento, nasce cioè dall’esigenza di rimettere un popolo in cammino. Non ci sentiamo il centro del mondo, per carità, ma riteniamo sacrosanto farci portatori di qualcosa di diverso, per cui ritrovarci significa tornare ad incontrarci, uscire dal virtuale, dare forza alla socialità, costruire qualcosa che rafforzi anche la nostra identità e ci aiuti a ritrovare la strada che il Paese sembra aver smarrito. E chi è sicuro della propria identità deve cercare alleanze a tutto campo, nella società più che nel Palazzo. La destra abbiamo visto, divide, in America, Europa, Italia, e prospera nelle stesse fratture che crea. Il progetto alternativo deve avere la forma rassicurante, gentile, ma combattiva, testardamente determinata, di chi vuole unire. Non siamo un partito, è chiaro e nemmeno dobbiamo ambire a diventarlo, ma il nostro compito attuale deve guidarci in questa direzione e deve avere lo spirito del CLN, si, quello del Comitato di Liberazione Nazionale. Spero di non essere frainteso, ANPI però a mio avviso, deve saper leggere e interpretare questa nuova fase storica che stiamo attraversando, probabilmente di un livello critico mai così alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Unire quindi anziché dividere, che rimane un cancro che storicamente ha divorato, attanagliato e continua a erodere il mondo progressista. A noi tocca anche questo, siamo ANPI, siamo un’istituzione. Dobbiamo essere consapevoli del compito che la Storia ci assegna, ma con altrettanto realismo, per tornare alla proposta iniziale, dobbiamo capire oggi, molto più prosaicamente, se abbiamo le forze per mettere in campo un progetto di questa portata. Questa è la fotografia, tocca al Comitato Provinciale, cioè a tutti noi, capire se siamo in grado di dare vita a questo momento unitario e identitario. Ripeto il concetto che ho espresso anche in segreteria provinciale, giusto per sgombrare il campo da equivoci. Sono consapevole della difficoltà della proposta, ma di questa Festa Provinciale, una volta che avremo compreso la sua fattibilità o meno, ne sortiremo insieme le modalità. Però vorrei che fosse chiaro che non deve essere una scelta obbligata. Qualora non ci fossero le condizioni per poter costruire qualcosa di saldo sarei il primo a trarre le conclusioni e prenderne atto. Sono altresì convinto però, che l’unione delle forze possa creare entusiasmo che in alcune circostanze può tramutarsi in prezioso carburante. Questa consapevolezza vorrei investisse tutto il Comitato Provinciale, nella convinzione intima che se ragionata, soppesata, ben organizzata, con l’impegno responsabile di tante persone, potrà essere un bel momento di crescita collettiva per la nostra Associazione e al tempo stesso avremo dato un buon contributo alla causa dell’antifascismo e di chi combatte quotidianamente contro l’indifferenza.


Commenti disabilitati su Comitato Provinciale 08.02.2025

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Per una nuova Festa Provinciale

COMITATO PROVINCIALE 09.02.2025 Nel corso dell'assemblea, il vice presidente Fausto Villazzi, ha presentato il documento della segreteria provinciale volto a coinvolgere tutta la comunità della nostra associazione sulla possibilità di riproporre la Festa Provinciale ANPI Il documento è stato approvato all'unanimità


MEMORIA PASSIONE PER IL PRESENTE SLANCIO PER IL FUTURO


Un appuntamento politico

La festa ANPI rappresenta una grande occasione per celebrare i valori della dell’Antifascismo, della Resistenza e della Costituzione. Fare festa, dunque, come rievocazione e attualizzazione dell'appartenenza sociale, un appuntamento con la Storia che ha il senso di non cedere all'oblio della superficialità contingente in nome di una pseudo modernità rinnegatrice: la festa ci ricorda ciò che uomini e donne - protagonisti nella Storia - hanno fatto per noi. È un richiamo all'intimo senso di partecipazione emotiva.

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In una attualità in cui il senso di appartenenza ai valori democratici sono messi alla prova da esaltazioni neofasciste e da autoritarismi nel governo della cosa pubblica a tutti i livelli, celebrare l'ottantesimo anniversario della Resistenza con una festa organizzata dall’ANPI non è un semplice e solo evento commemorativo. È di più. È rappresentare un patrimonio collettivo per sottrarlo dalle superficialità e dalle ostilità che manifestano detrattori di diverse e opposte posizioni, che vorrebbero l’ANPI secondaria o inutile nell’attualità. È affermare la nostra diversità.

Un luogo di incontro

Uno spazio inclusivo, dove persone di tutte le età e provenienze possono incontrarsi e confrontarsi. Ricordare insieme gli ideali sanciti nella Costituzione, frutto di chi ha lottato per la libertà, crea un legame tra generazioni diverse e offre una base per discutere di diritti, democrazia e partecipazione civica in un clima conviviale. Un'opportunità preziosa che vogliamo offrire per rinnovare il senso di comunità, nello sforzo di coinvolgere persone e attrarre energie positive che si generano in queste occasioni.

Un impegno di tutti

Impegno collettivo e pianificazione attenta, coinvolgono una serie di aspetti. Dare vita a una festa provinciale richiede un impegno corale e lo sforzo collaborativo di tutte le sezioni del territorio. Per la buona riuscita è fondamentale che ogni sezione metta a disposizione risorse umane, idee e competenze. Ognuno può dare il proprio contributo, è attraverso l’unione delle forze che possiamo dar vita a un evento capace di rappresentare pienamente i valori e le aspirazioni della nostra associazione. Partecipare attivamente non significa solo lavorare insieme, ma anche rafforzare il legame che ci unisce nella comune lotta per la democrazia e i diritti. Solo con il contributo di tutti, la festa provinciale dell’ANPI potrà essere un vero successo e un momento significativo per la nostra comunità. Il volontariato è un elemento cruciale e complicato. Mobilitare tante persone per coprire tutte le necessità non è facile. Senza un numero adeguato di volontari, la struttura crolla. Per questo è necessario essere chiari e correnti fin da ora, per evitare di ritrovarsi nella frustrante situazione di dover contare su pochi a far fronte alle numerose attività necessarie gestire la complessità della festa. Motivi che ne escludono la realizzazione. Organizzare una festa è una sfida complessa che richiede tempo, risorse umane, economiche e collaborazione attiva.

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