Festa della Repubblica

2 giugno 2023

Nicola Maestri Presidente Comitato Provinciale ANPI Parma

Buongiorno
e buona Festa della Repubblica a tutte e tutti voi.

Sono passati settantasette anni da quando, con il voto nel referendum del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia. Quel giorno gli Italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica attraverso un referendum. Lo stesso giorno si tennero anche le elezioni per nominare i deputati che avrebbero elaborato la nuova Costituzione. Erano le prime libere elezioni dopo più di vent’anni di dittatura fascista, le prime a suffragio universale, perché anche le donne avevano ottenuto il diritto di voto. La partecipazione fu grande e intensa. Il referendum espresse una chiara maggioranza a favore della Repubblica [...]

continua

[...]

Nel testo di Piero Calamandrei si legge che la Costituzione, approvata alla fine del 1947, non fu, come lo Statuto Albertino, una costituzione regia, ma fu una Costituzione popolare, deliberata da un’assemblea rappresentativa eletta dal popolo con metodo rigorosamente democratico.

Per Norberto Bobbio la democrazia moderna è fondata sul riconoscimento e la garanzia della libertà su tre aspetti fondamentali: la libertà civile, la libertà politica e la libertà sociale. Dietro la libertà civile c’è il riconoscimento dell’uomo come persona, da cui deriva una società giusta in cui non vi è posto per alcun abuso di potere, di fanatismo, di oppressione spirituale, di violenza fisica e morale. Dietro la libertà politica vi è l’uguaglianza fondamentale delle persone di fronte al potere politico, per cui non vi sono governanti e governati per destinazione, ma tutti possono essere, di volta in volta, governanti e governati.

Dietro la libertà sociale, vi è il principio che gli uomini contano non per quello che hanno, ma per quello che fanno, e il lavoro costituisce la dignità civile dell’uomo ed il contributo che ciascuno può dare secondo le proprie capacità allo sviluppo sociale.

Vi è però ancora un punto in cui lo spirito della Costituzione è stato continuamente violato: ed è la sopravvivenza del fascismo. Questo marchio d’infamia della storia italiana avrebbe dovuto da tempo essere cancellato. La sopravvivenza del fascismo, di cui abbiamo visto con orrore il volto ottuso e feroce, è contraria non soltanto allo spirito della Costituzione, che è nata dall’antifascismo militante, ma anche alla sua più concreta attuazione. Ciò significa che il nostro Paese non ha ancora fatto definitivamente i conti con il proprio passato e questo è piuttosto evidente.

Ma la Storia ci ha insegnato che quella nuova stagione fu preparata negli anni più bui, dalle donne e dagli uomini che avevano avuto il coraggio di resistere e di lottare. E che avevano iniziato, nello stesso tempo, a pensare a come dar forma all’Italia libera. Da dove ricominciare, per rimettere in piedi un Paese dilaniato, ferito, isolato agli occhi della comunità internazionale.

La giornata dedicata a festeggiare la Repubblica Italiana assume tanti significati diversi: il ricordo della lungimiranza dei nostri padri e delle nostre madri, dei nostri nonni, che ci hanno permesso di vivere in un Paese senza guerre; l'apertura al suffragio universale; la creazione di una democrazia. Poi però, ha segnato anche un nuovo inizio, con l'opera di ricostruzione materiale e morale del Paese. Con impegno e duro lavoro, donne e uomini hanno trasformato l'Italia nel Paese che tutti conosciamo.

La Repubblica da quel 2 giugno a oggi ha camminato tanto. Possiamo farne un bilancio. Possiamo e dobbiamo chiederci a che punto è il nostro cammino.

I più anziani tra i nostri concittadini ricordano bene da dove siamo partiti. Un Paese che era stato trascinato in guerra, ridotto in povertà, senza risorse, con tanti italiani che pativano la fame. Poi le grandi riforme ne hanno cambiato il profilo. La riforma agraria, i piani casa con l’edilizia popolare, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la realizzazione a tempi di record di grandi e decisive opere infrastrutturali, la riforma tributaria, gli interventi per il Mezzogiorno.

E poi la grande stagione delle riforme sociali.

Lo statuto dei lavoratori, le riforme della scuola, in particolare l’istituzione della scuola media unica e l’innalzamento dell’obbligo scolastico, il nuovo diritto di famiglia, l’istituzione, nel 1978, del Servizio sanitario nazionale, ad opera – va sottolineato – di una donna valorosa, la prima a diventare ministra, la staffetta partigiana Tina Anselmi.

Cos’è la Repubblica? Sono sicuramente i suoi principi fondativi. Le sue istituzioni. Le sue leggi, la sua organizzazione. Certo, è tutto questo.

Ma a me sta a cuore, oggi, porre l’accento su ciò che viene prima. Quel che precede il valore e il significato, pur fondamentale, degli ordinamenti. Parlo della vita delle donne e degli uomini di questo nostro Paese. Dei loro valori e dei loro sentimenti. Del loro impegno quotidiano. Della loro laboriosità. Del contributo, grande o piccolo, che ciascuno di loro ha dato a questi settantasette anni di storia comune.

La Repubblica è, prima di tutto, la storia degli italiani e della loro libertà. E’ la storia del lavoro, motore della trasformazione del nostro Paese. E’ la storia della Ricostruzione, delle fatiche, dei sacrifici, spesso delle sofferenze, di tanti che si trasferirono da Sud a Nord, dalle campagne alle città, animando uno straordinario periodo di sviluppo. E’ la storia del formarsi e del crescere di una comunità.

Esiste un brano di Francesco De Gregori in cui dice “la storia siamo noi”, “nessuno si senta escluso”.

Proviamo a leggere così questi settantasette anni di vita repubblicana: da una prospettiva diversa che ci consente di cogliere i profili di soggetti che spesso sono rimasti sullo sfondo. E che invece hanno riempito la scena, colmato vuoti, dato senso e tradotto in atti concreti

parole come dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà. Parole che altrimenti sarebbero rimaste astratte aspirazioni.

Le persone: donne, uomini, giovani che sono state al centro della nostra storia, con la loro voglia di esserci e di contare. Di partecipare. E lo abbiamo visto bene in questi giorni drammatici, lo abbiamo visto tra quelle centinaia, forse migliaia di ragazze e ragazzi che in maniera disinteressata e per amore del prossimo, sono partiti con i badili in spalla per portare aiuto ai nostri fratelli in Romagna, piegati dall'alluvione. Partecipazione civile, politica, sociale. La volontà di cambiare il mondo. Proprio oggi come allora, perché il mondo di prima aveva prodotto la guerra, l’ingiustizia, la fame, le distruzioni. Oggi oltre alle guerre ciò che deve più recarci angoscia è questo devastante cambiamento climatico. Forse siamo ancora in tempo, forse. L’Italia di quel tempo andato è stata ricostruita dalle macerie. La Costituzione ha indicato alla Repubblica la strada da percorrere.

Questa è l’idea fondante della Repubblica, di una Costituzione viva, che si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità dei suoi cittadini, a tutti i livelli e in qualunque ruolo.

Facciamone tesoro anche per i giorni e gli anni a venire.

Viva la nostra Costituzione, viva l'Italia, viva la Festa della Repubblica !



Repubblica 2 Giugno
02.06.1946

Commenti disabilitati su Festa della Repubblica

Archiviato in attualità, costituzione, fascismo, resistenza, varie

I commenti sono chiusi.