paolo papotti
Data o simbolo arbitrario? La data indica il tempo in cui un fatto è accaduto o potrà accadere, l’arbitrarietà indica ciò che non è suffragato da alcuna norma, regola o legge. [...]
[...]
Difficile mettere in relazione i due elementi. Se ci si ferma alla tecnicità, alla formalità e alla grammatica, dunque, le date non sono simboli arbitrari.
Tuttavia, c’è un'altra lettura. È la lettura di chi promuove la memoria come elemento di elaborazione per conoscere e capire; è la lettura che ostinatamente insiste sull’attualità dell’antifascismo. In definitiva, è la lettura umana degli eventi.
Pur sapendo, quindi, che data e simbolo non sono motivati dalla natura della cosa stessa, si può sostenere che data e simbolo, possono essere motivati da una concezione stabilita all'interno di una cultura.
Il 10 giugno ci propone una importante sollecitazione per fare di una data, un simbolo temporale e, insieme, costruzione culturale:
- 10 giugno 1924. Roma, lungotevere Arnaldo da Brescia: Giacomo Matteotti segretario del Partito Socialista Unitario: rapito e ucciso dalla polizia politica fascista.
- 10 giugno 1940. Roma, Balcone di Palazzo Venezia, Benito Mussolini, Capo del Governo Primo Ministro e Segretario di Stato, Ministro dell’Interno, Duce del Fascismo: “Vincere! E Vinceremo!”
- 10 giugno 1946. Roma, Sala della Lupa di Montecitorio, Giuseppe Pagano presidente Corte di Cassazione: “12.718.019 i voti per la Repubblica, 10.709.423 per la monarchia”.
Ognuno può approfondire i singoli eventi. Nei 22 anni che distanziano le date, c’è tutta una cultura: l’antifascismo.