Proposta Festa provinciale per l’80° della Liberazione
Relazione introduttiva di Nicola Maestri Presidente Comitato Provinciale ANPI Parma
Buongiorno e benvenuti a questo Comitato Provinciale che come avrete notato è focalizzato soprattutto sulla proposta che successivamente vi verrà illustrata nel dettaglio e a cui hanno lavorato Paolo Papotti e Fausto Villazzi. Prima però di discutere le varie eventualità organizzative e logistiche mi vorrei soffermare con voi sulle motivazioni che ci hanno spinto a formulare un’ iniziativa di questa portata. Quest’anno come sappiamo ricorre l'ottantesimo, il prossimo 25 aprile, della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. [...]
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Le iniziative si susseguono per rendere degna questa data così importante e ciò avviene in un clima piuttosto pregno di preoccupazione all’orizzonte. Se il Presidente della Repubblica Mattarella è sinonimo di garanzia storica e istituzionale che non perde occasione per rimarcare le nostre radici antifasciste, la stessa cosa non si può dire per la compagine governativa attuale, che si barcamena quotidianamente su questo argomento, balbettando a sproposito di Nazione e Patrioti, eludendo volontariamente la Storia alle nostre spalle, che vede l’attuale partito di maggioranza relativa erede diretto di chi non è tra i creatori della nostra Carta Costituzionale. A volte il nostro Paese sembra soffrire di una profonda amnesia. C’è un processo storico che non ha avuto luogo, mi riferisco al fatto che non si sono fatti realmente i conti con il ventennio fascista. In ottant’anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani e quindi oggi, per molti, dato che non si conoscono i delitti del fascismo pare quasi che il fascismo di delitti non ne abbia commessi. Hegel diceva che nella storia ogni fatto si ripete due volte, mentre la correzione che apportò Marx fu che la prima volta il fatto si verifica come tale, mentre la seconda volta come farsa. Se aggiungiamo infine il pensiero di Gramsci, quando allude al fatto che la Storia sia maestra di vita ma non ha alunni, voi capite bene che occorre il massimo di allerta, attenzione e impegno civile. Viviamo purtroppo l’epoca dell’oblio e della delega in bianco, in un momento storico che invece richiederebbe drammaticamente analisi profonde, ardore, assiduità, dedizione, fervore, presa di coscienza. Viviamo l’epoca della zavorra, come sarebbe corretto definirla, per cui decisamente piú semplice alleggerirsi di tutto per dedicarsi solo al superfluo e alle cose che non appesantiscono l’anima. Per cui perché affannarsi con la politica? Deleghiamo Lui lì che sicuramente curerà i nostri interessi. Ancora meglio: Lei lì, per ripiombare sull’attualità. Diritti umani, ambiente, giustizia sociale? Ma che pesantezza! Vuoi mettere Elon Musk che vuole arrivare su Marte? E così, in modalità silente abbiamo dato in appalto le nostri menti e i nostri cuori agli oligarchi che muovono le leve del mondo, a individui senza scrupoli esageratamente ricchi che minano l'architrave della convivenza civile, sempre alla ricerca del nemico pubblico da stanare, da combattere e da mettere alla berlina. Attraverso la globalizzazione informatica abbiamo lasciato che i social ci anestetizzassero le coscienze, siamo una civiltà piegata su se stessa, siamo attorcigliati al nostro ego, e senza battere ciglio ammantati da questo capitalismo bestiale, irriverentemente sfacciato e imperante, ci siamo lasciati scippare la nostra umanità. Ma noi siamo l’Anpi, e abbiamo una lunga storia alle nostre spalle, le nostre radici sono la partigiane e i partigiani che hanno saputo soverchiare forze micidiali e sovrastanti, il nostro faro si chiama Caduti per la Libertà, il nostro nome corrisponde a Carta Costituzionale, quella su cui tutti i sindaci e i parlamentari di ogni risma hanno giurato. E la proposta che andremo a formulare tra poco ha questo fondamento, nasce cioè dall’esigenza di rimettere un popolo in cammino. Non ci sentiamo il centro del mondo, per carità, ma riteniamo sacrosanto farci portatori di qualcosa di diverso, per cui ritrovarci significa tornare ad incontrarci, uscire dal virtuale, dare forza alla socialità, costruire qualcosa che rafforzi anche la nostra identità e ci aiuti a ritrovare la strada che il Paese sembra aver smarrito. E chi è sicuro della propria identità deve cercare alleanze a tutto campo, nella società più che nel Palazzo. La destra abbiamo visto, divide, in America, Europa, Italia, e prospera nelle stesse fratture che crea. Il progetto alternativo deve avere la forma rassicurante, gentile, ma combattiva, testardamente determinata, di chi vuole unire. Non siamo un partito, è chiaro e nemmeno dobbiamo ambire a diventarlo, ma il nostro compito attuale deve guidarci in questa direzione e deve avere lo spirito del CLN, si, quello del Comitato di Liberazione Nazionale. Spero di non essere frainteso, ANPI però a mio avviso, deve saper leggere e interpretare questa nuova fase storica che stiamo attraversando, probabilmente di un livello critico mai così alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Unire quindi anziché dividere, che rimane un cancro che storicamente ha divorato, attanagliato e continua a erodere il mondo progressista. A noi tocca anche questo, siamo ANPI, siamo un’istituzione. Dobbiamo essere consapevoli del compito che la Storia ci assegna, ma con altrettanto realismo, per tornare alla proposta iniziale, dobbiamo capire oggi, molto più prosaicamente, se abbiamo le forze per mettere in campo un progetto di questa portata. Questa è la fotografia, tocca al Comitato Provinciale, cioè a tutti noi, capire se siamo in grado di dare vita a questo momento unitario e identitario. Ripeto il concetto che ho espresso anche in segreteria provinciale, giusto per sgombrare il campo da equivoci. Sono consapevole della difficoltà della proposta, ma di questa Festa Provinciale, una volta che avremo compreso la sua fattibilità o meno, ne sortiremo insieme le modalità. Però vorrei che fosse chiaro che non deve essere una scelta obbligata. Qualora non ci fossero le condizioni per poter costruire qualcosa di saldo sarei il primo a trarre le conclusioni e prenderne atto. Sono altresì convinto però, che l’unione delle forze possa creare entusiasmo che in alcune circostanze può tramutarsi in prezioso carburante. Questa consapevolezza vorrei investisse tutto il Comitato Provinciale, nella convinzione intima che se ragionata, soppesata, ben organizzata, con l’impegno responsabile di tante persone, potrà essere un bel momento di crescita collettiva per la nostra Associazione e al tempo stesso avremo dato un buon contributo alla causa dell’antifascismo e di chi combatte quotidianamente contro l’indifferenza.