Archivio dell'autore: admin

Comitato Provinciale 08.02.2025

Proposta Festa provinciale per l’80° della Liberazione

Relazione introduttiva di Nicola Maestri Presidente Comitato Provinciale ANPI Parma

Buongiorno e benvenuti a questo Comitato Provinciale che come avrete notato è focalizzato soprattutto sulla proposta che successivamente vi verrà illustrata nel dettaglio e a cui hanno lavorato Paolo Papotti e Fausto Villazzi. Prima però di discutere le varie eventualità organizzative e logistiche mi vorrei soffermare con voi sulle motivazioni che ci hanno spinto a formulare un’ iniziativa di questa portata. Quest’anno come sappiamo ricorre l'ottantesimo, il prossimo 25 aprile, della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. [...]

continua

[...]

 Le iniziative si susseguono per rendere degna questa data così importante e ciò avviene in un clima piuttosto pregno di preoccupazione all’orizzonte. Se il Presidente della Repubblica Mattarella è sinonimo di garanzia storica e istituzionale che non perde occasione per rimarcare le nostre radici antifasciste, la stessa cosa non si può dire per la compagine governativa attuale, che si barcamena quotidianamente su questo argomento, balbettando a sproposito di Nazione e Patrioti, eludendo volontariamente la Storia alle nostre spalle, che vede l’attuale partito di maggioranza relativa erede diretto di chi non è tra i creatori della nostra Carta Costituzionale. A volte il nostro Paese sembra soffrire di una profonda amnesia. C’è un processo storico che non ha avuto luogo, mi riferisco al fatto che non si sono fatti realmente i conti con il ventennio fascista. In ottant’anni, nel tentativo di mantenere pulita la memoria del paese, non abbiamo affrontato con determinazione i crimini che il fascismo ha commesso anche grazie alla connivenza degli italiani e quindi oggi, per molti, dato che non si conoscono i delitti del fascismo pare quasi che il fascismo di delitti non ne abbia commessi. Hegel diceva che nella storia ogni fatto si ripete due volte, mentre la correzione che apportò Marx fu che la prima volta il fatto si verifica come tale, mentre la seconda volta come farsa. Se aggiungiamo infine il pensiero di Gramsci, quando allude al fatto che la Storia sia maestra di vita ma non ha alunni, voi capite bene che occorre il massimo di allerta, attenzione e impegno civile. Viviamo purtroppo l’epoca dell’oblio e della delega in bianco, in un momento storico che invece richiederebbe drammaticamente analisi profonde, ardore, assiduità, dedizione, fervore, presa di coscienza. Viviamo l’epoca della zavorra, come sarebbe corretto definirla, per cui decisamente piú semplice alleggerirsi di tutto per dedicarsi solo al superfluo e alle cose che non appesantiscono l’anima. Per cui perché affannarsi con la politica? Deleghiamo Lui lì che sicuramente curerà i nostri interessi. Ancora meglio: Lei lì, per ripiombare sull’attualità. Diritti umani, ambiente, giustizia sociale? Ma che pesantezza! Vuoi mettere Elon Musk che vuole arrivare su Marte? E così, in modalità silente abbiamo dato in appalto le nostri menti e i nostri cuori agli oligarchi che muovono le leve del mondo, a individui senza scrupoli esageratamente ricchi che minano l'architrave della convivenza civile, sempre alla ricerca del nemico pubblico da stanare, da combattere e da mettere alla berlina. Attraverso la globalizzazione informatica abbiamo lasciato che i social ci anestetizzassero le coscienze, siamo una civiltà piegata su se stessa, siamo attorcigliati al nostro ego, e senza battere ciglio ammantati da questo capitalismo bestiale, irriverentemente sfacciato e imperante, ci siamo lasciati scippare la nostra umanità. Ma noi siamo l’Anpi, e abbiamo una lunga storia alle nostre spalle, le nostre radici sono la partigiane e i partigiani che hanno saputo soverchiare forze micidiali e sovrastanti, il nostro faro si chiama Caduti per la Libertà, il nostro nome corrisponde a Carta Costituzionale, quella su cui tutti i sindaci e i parlamentari di ogni risma hanno giurato. E la proposta che andremo a formulare tra poco ha questo fondamento, nasce cioè dall’esigenza di rimettere un popolo in cammino. Non ci sentiamo il centro del mondo, per carità, ma riteniamo sacrosanto farci portatori di qualcosa di diverso, per cui ritrovarci significa tornare ad incontrarci, uscire dal virtuale, dare forza alla socialità, costruire qualcosa che rafforzi anche la nostra identità e ci aiuti a ritrovare la strada che il Paese sembra aver smarrito. E chi è sicuro della propria identità deve cercare alleanze a tutto campo, nella società più che nel Palazzo. La destra abbiamo visto, divide, in America, Europa, Italia, e prospera nelle stesse fratture che crea. Il progetto alternativo deve avere la forma rassicurante, gentile, ma combattiva, testardamente determinata, di chi vuole unire. Non siamo un partito, è chiaro e nemmeno dobbiamo ambire a diventarlo, ma il nostro compito attuale deve guidarci in questa direzione e deve avere lo spirito del CLN, si, quello del Comitato di Liberazione Nazionale. Spero di non essere frainteso, ANPI però a mio avviso, deve saper leggere e interpretare questa nuova fase storica che stiamo attraversando, probabilmente di un livello critico mai così alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Unire quindi anziché dividere, che rimane un cancro che storicamente ha divorato, attanagliato e continua a erodere il mondo progressista. A noi tocca anche questo, siamo ANPI, siamo un’istituzione. Dobbiamo essere consapevoli del compito che la Storia ci assegna, ma con altrettanto realismo, per tornare alla proposta iniziale, dobbiamo capire oggi, molto più prosaicamente, se abbiamo le forze per mettere in campo un progetto di questa portata. Questa è la fotografia, tocca al Comitato Provinciale, cioè a tutti noi, capire se siamo in grado di dare vita a questo momento unitario e identitario. Ripeto il concetto che ho espresso anche in segreteria provinciale, giusto per sgombrare il campo da equivoci. Sono consapevole della difficoltà della proposta, ma di questa Festa Provinciale, una volta che avremo compreso la sua fattibilità o meno, ne sortiremo insieme le modalità. Però vorrei che fosse chiaro che non deve essere una scelta obbligata. Qualora non ci fossero le condizioni per poter costruire qualcosa di saldo sarei il primo a trarre le conclusioni e prenderne atto. Sono altresì convinto però, che l’unione delle forze possa creare entusiasmo che in alcune circostanze può tramutarsi in prezioso carburante. Questa consapevolezza vorrei investisse tutto il Comitato Provinciale, nella convinzione intima che se ragionata, soppesata, ben organizzata, con l’impegno responsabile di tante persone, potrà essere un bel momento di crescita collettiva per la nostra Associazione e al tempo stesso avremo dato un buon contributo alla causa dell’antifascismo e di chi combatte quotidianamente contro l’indifferenza.


Commenti disabilitati su Comitato Provinciale 08.02.2025

Archiviato in attualità, varie

Per una nuova Festa Provinciale

COMITATO PROVINCIALE 09.02.2025 Nel corso dell'assemblea, il vice presidente Fausto Villazzi, ha presentato il documento della segreteria provinciale volto a coinvolgere tutta la comunità della nostra associazione sulla possibilità di riproporre la Festa Provinciale ANPI Il documento è stato approvato all'unanimità


MEMORIA PASSIONE PER IL PRESENTE SLANCIO PER IL FUTURO


Un appuntamento politico

La festa ANPI rappresenta una grande occasione per celebrare i valori della dell’Antifascismo, della Resistenza e della Costituzione. Fare festa, dunque, come rievocazione e attualizzazione dell'appartenenza sociale, un appuntamento con la Storia che ha il senso di non cedere all'oblio della superficialità contingente in nome di una pseudo modernità rinnegatrice: la festa ci ricorda ciò che uomini e donne - protagonisti nella Storia - hanno fatto per noi. È un richiamo all'intimo senso di partecipazione emotiva.

continua

[...]

In una attualità in cui il senso di appartenenza ai valori democratici sono messi alla prova da esaltazioni neofasciste e da autoritarismi nel governo della cosa pubblica a tutti i livelli, celebrare l'ottantesimo anniversario della Resistenza con una festa organizzata dall’ANPI non è un semplice e solo evento commemorativo. È di più. È rappresentare un patrimonio collettivo per sottrarlo dalle superficialità e dalle ostilità che manifestano detrattori di diverse e opposte posizioni, che vorrebbero l’ANPI secondaria o inutile nell’attualità. È affermare la nostra diversità.

Un luogo di incontro

Uno spazio inclusivo, dove persone di tutte le età e provenienze possono incontrarsi e confrontarsi. Ricordare insieme gli ideali sanciti nella Costituzione, frutto di chi ha lottato per la libertà, crea un legame tra generazioni diverse e offre una base per discutere di diritti, democrazia e partecipazione civica in un clima conviviale. Un'opportunità preziosa che vogliamo offrire per rinnovare il senso di comunità, nello sforzo di coinvolgere persone e attrarre energie positive che si generano in queste occasioni.

Un impegno di tutti

Impegno collettivo e pianificazione attenta, coinvolgono una serie di aspetti. Dare vita a una festa provinciale richiede un impegno corale e lo sforzo collaborativo di tutte le sezioni del territorio. Per la buona riuscita è fondamentale che ogni sezione metta a disposizione risorse umane, idee e competenze. Ognuno può dare il proprio contributo, è attraverso l’unione delle forze che possiamo dar vita a un evento capace di rappresentare pienamente i valori e le aspirazioni della nostra associazione. Partecipare attivamente non significa solo lavorare insieme, ma anche rafforzare il legame che ci unisce nella comune lotta per la democrazia e i diritti. Solo con il contributo di tutti, la festa provinciale dell’ANPI potrà essere un vero successo e un momento significativo per la nostra comunità. Il volontariato è un elemento cruciale e complicato. Mobilitare tante persone per coprire tutte le necessità non è facile. Senza un numero adeguato di volontari, la struttura crolla. Per questo è necessario essere chiari e correnti fin da ora, per evitare di ritrovarsi nella frustrante situazione di dover contare su pochi a far fronte alle numerose attività necessarie gestire la complessità della festa. Motivi che ne escludono la realizzazione. Organizzare una festa è una sfida complessa che richiede tempo, risorse umane, economiche e collaborazione attiva.

Commenti disabilitati su Per una nuova Festa Provinciale

Archiviato in attualità, varie

TESSERAMENTO 2025

E' ufficialmente aperto il tesseramento 2025 per la nostra associazione.

Per rinnovare la tessera o per aderire per la prima volta, consulta il nostro sito web (clicca qui), dove troverai tutti i contatti delle sezioni territoriali da raggiungere per il tesseramento. Ogni sezione sarà a disposizione per fornirti tutte le informazioni necessarie.

Commenti disabilitati su TESSERAMENTO 2025

Archiviato in appunti partigiani, collecchio, costituzione, fascismo, resistenza, varie

Commemorazione Attilio Derlindati

discorso di Nicola Maestri Presidente Comitato Provinciale ANPI Parma

Ringrazio la sezione ANPI “Stigli” di Collecchio, per questo significativo invito. Ringrazio l'amministrazione comunale, sempre così attenta al tema della memoria, e dico grazie a tutti i presenti. Nel novembre 1944 il territoriodell’alta Val Parma fu attraversato da ingenti forze nazifasciste. Soldati addestrati ed equipaggiati per azioni di antiguerriglia rastrellarono paesi e boschi in cerca di partigiani.[...]

continua

[...]

Trascorsero quasi 20 giorni prima che gli antifascisti potessero fare ritorno e rioccupare il territorio che avevano dovuto abbandonare frettolosamente poche settimane prima per evitare la cattura. Nella casa della famiglia di mezzadri Bernini-Rossi a Lama di Ravarano si era insediata una parte degli uomini che componevano il Distaccamento “Stomboli-Gradessa” della 12^ Brigata Garibaldi. Nonostante la calma che sembrò segnare i giorni successivi al rastrellamento, i tedeschi di stanza a Cassio Parmense furono informati della presenza di partigiani a Lama. La casa fu circondata e gli uomini presenti furono arrestati. Bruno Ferrari, Partigiano “Zannarossa” decise di uccidersi facendosi esplodere una bomba a mano sul ventre, piuttosto che essere catturato. Agli altri furono legati i polsi dietro la schiena col filo di ferro e furono condotti verso Cassio.

Tra di loro anche un ragazzino, poco più che un bimbo, Walter Bernini, di 15 anni. Qui furono fucilati e sepolti all’insaputa di tutti, che li pensarono deportati in Germania. I loro corpi sarebbero stati scoperti solo a guerra finita, nel maggio del 1945. Quando furono recuperate le salme dei “martiri della famiglia Bernini-Rossi” venne alla luce anche un’undicesima vittima di uno sconosciuto, probabilmente un olandese disertore dell’esercito tedesco. Tra i sei partigiani giustiziati c'era anche Attilio Derlindati, Partigiano “Mongolo”, che era il Comandante del Distaccamento “Stomboli-Gradessa della 12^ brigata Garibaldi “Fermo Ognibene". Attilio aveva 21 anni ed era uno studente di Scienze naturali. Pensate un po' ventun’anni, potrebbe essere nostro figlio, nostro nipote. Personalmente ho un figlio della stessa età, studente al terzo anno di Scienze politiche. È stato semplice per me entrare in empatia con Attilio e pensare cosa lo abbia spinto in quegli anni, a compiere una scelta così netta e definitiva. Occorrerebbe ricordarlo più spesso questo nome, questo cognome, e chi come lui per un'idea di libertà, ha donato il bene più prezioso in suo possesso, quello della vita. Occorrerebbe ricordare più spesso i ruoli delle persone che qui, come in tante altre parti del mondo hanno perso la vita, e tutto ciò che avevano, per resistere. L’eccidio del 7 dicembre 1944, ottant'anni proprio oggi, non è stato solo l’omicidio ignobile e barbaro di 7 partigiani e 4 civili innocenti. È stato l’attacco alla montagna, all’idea della montagna e ai suoi figli. Le progenie della resistenza e insieme i suoi artefici hanno costretto i tiranni a venire sulle nostre montagne, nei nostri luoghi, negli anfratti delle grotte, dei rigagnoli, degli alberi centenari. Hanno violato luoghi sacri di lavoro e silenzio. Hanno voluto incidere profondamente, hanno profanato corpi e speranze, ma non hanno annientato l'idea, che è stata quella che ci ha condotto ad essere di nuovo liberi. La Libertà è passata da qui, attraverso i massacri della Conca della Bora, come negli altri innumerevoli luoghi di eccidi, di dolore straziante. E badiamo bene, non per scappare è arrivata la montagna, ma per combattere. Ad inseguire e a stanare la debolezza inerme furono i nazifascisti, che per incapacità e ignominia infierirono sempre sugli indifesi, sui ragazzi, sui simboli, disumanizzandoli, come in questo caso. La resistenza è quella delle montagne e delle pianure, delle città e dei paesini arroccati, delle singole stalle, dei focolari,dei contadini, delle donne, dei giovani ragazzini, la resistenza dei momenti umani che ci toccano nel profondo. Grazie al ruolo che ho l'onore di ricoprire pro tempore, ho avuto la possibilità di conoscere persone, intere comunità e luoghi che hanno spesso similitudini di dolore e resistenza. La resistenza alle torture, sintomo della debolezza intrinseca dei fascisti e dei nazisti, che umiliano il corpo e annientano le membra per distruggere l’ideale che non riescono a spegnere. E l'eco di quelle torture, di quel crepitio di mitraglia, di quell’infinito desiderio di tornare ad essere individui liberi, deve guidare tutti noi oggi nella quotidianità, a batterci per un mondo migliore, più equo, più giusto, più solidale. E se davvero aneliamo a tutto ciò, se dentro noi è rimasto un barlume di giustizia e libertà, dobbiamo fieramente passare da questi luoghi di strazio e sofferenza, se desideriamo tornare a una vita degna di questo nome. Piero Calamandrei, in un celeberrimo discorso tenuto nel 1955 a Milano, davanti a una platea costituita solo da giovani ragazze e ragazzi, ebbe modo di dire a loro: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione”. Probabilmente di quella platea giovanile, di ormai settant'anni fa, molti saranno parecchio anziani o non ci saranno più, ma quel monito del vecchio giurista e Costituente Calamandrei rimane di una attualità disarmante. Ricordare qui oggi Attilio Derlindati, e assieme a lui tutti i martiri di Cassio, non è solo un dovere civile e morale, ma è anche un bisogno assoluto, quasi fisico, di riscoprire le nostre radici, da dove proveniamo, di quali siano le nostre storie intime, individuali, per giungere a quella più macro, a quella collettiva che mai come in questo periodo storico ha la necessità di essere evidenziata e riaffermata. Ottant'anni per un giovane di oggi appaiono come un salto temporale enorme, per la grande Storia invece è solo un soffio, un sospiro. Per accorciare sensibilmente i tempi che sembrano così distanti alle nuove generazioni, raccontiamo loro la Storia dei tanti Attilio che hanno costellato di martiri la nostra Storia recente, storie di uomini e donne che hanno detto di no a ogni dittatura. Solo così dimostreremo loro tangibilmente che la memoria e gli esempi non si insegnano ma si tramandano di generazione in generazione. Grazie.

Commenti disabilitati su Commemorazione Attilio Derlindati

Archiviato in appunti partigiani, collecchio, costituzione, fascismo, resistenza, varie

80° anniversario dell’eccidio del CUP a Bosco di Corniglio/2

20 ottobre 2024

TOMMASO MARTINELLI

22 anni

ANPI COLLECCHIO


Alla base di questo mio breve intervento, ci sono due quesiti di fondo a cui cercherò di dare risposta: 1) che cosa mi ha spinto ad entrare nella grande famiglia ANPI in così giovane età ? 2) Perché un ventenne, nel 2024, dovrebbe iscriversi alla nostra associazione ? Per rispondere alla prima domanda, vorrei tentare un azzardatissimo parallelo storico tra due persone, nate dalla mia fantasia che per semplicità chiameremo entrambi Mario Rossi. [...]

continua

[...]

Un Mario Rossi nato nel 2002 e un Mario Rossi nato 80 anni prima nel 1922.

Partiamo dal Mario Rossi nato nel 2002. Il nostro Mario frequenta le scuole elementari, le medie e le superiori. Poi si iscrive all’università e con qualche difficoltà cerca di

barcamenarsi con gli studi. Oserei dire una vita tranquilla, una vita normale.

Pensiamo ora, invece, al suo alter ego nato all’inizio del 1922. A pochi mesi dalla nascita Mario vive le gloriose giornate di Agosto, quando a Parma gli abitanti dell’Oltretorrente erigono le barricate e impediscono ai fascisti di entrare nei loro borghi. Naturalmente Mario non ricorda direttamente queste gesta, se non attraverso le parole dei suoi cari. Così come non ricorda che sempre in quell’anno, ad ottobre, Mussolini prende il potere a seguito della Marcia su Roma.

Il nostro Mario cresce e frequenta le scuole elementari fascistizzate, se è fortunato fino alla quinta, se deve aiutare il babbo nei campi o in bottega fino alla terza.

A 17 anni scoppia la seconda guerra mondiale, a 18 anni anche l’Italia entra nel conflitto, a 20 anni viene arruolato nell’esercito e a 21 anni, a seguito dell’8 settembre, decide di salire in montagna.

Fino a 23 anni rimane in questi monti e verso la fine di aprile può finalmente scoprire il significato della parola Libertà.

Credo, dunque, che la risposta migliore al quesito iniziale sia proprio questa: la mia scelta di entrare in ANPI è dovuta alla consapevolezza che la piccola porzione di mondo in cui viviamo sia più libera, più giusta e più uguale, rispetto a quella di 80 anni fa, grazie alla lotta e alle fatiche di Mario e alle migliaia di altri ragazzi e ragazze che come lui imbracciarono il moschetto e andarono su in montagna a combattere quel regime che li avevi privati di tutto per più di vent’anni.

Veniamo ora alla seconda domanda, se è vero tutto quello che ci siamo appena detti, perché un ragazzo di vent’anni di oggi dovrebbe ancora iscriversi alla nostra associazione?

Credo che l’errore più grosso da non commettere sia proprio quello di considerare i diritti di cui godiamo come assodati e irrevocabili, non è così. Ci dimentichiamo che non è stato così per migliaia di generazioni prima di noi.

Così come sono stati conquistati, possono essere persi e lo vediamo tutti giorni con questo governo; dall’attacco alla sanità pubblica, alla precarietà sul lavoro, passando per una scuola pubblica sempre più bistrattata.

Vi è anche un’altra questione, fino ad ora abbiamo parlato della nostra porzione di mondo, della nostra Emilia e della nostra Italia, ma se allarghiamo un attimo lo zoom, i diritti di cui abbiamo parlato si sciolgono come neve al sole.

Per non parlare delle decine e decine di conflitti che tutt’ora sconvolgono il nostro pianeta: Palestina, Yemen, Libano, Ucraina, Mali, Myanmar, Congo; solo per citarne alcuni.

In sostanza, credo che un ventenne debba iscriversi perché possiamo migliorare questa nostra Emilia, questa nostra Italia e questo nostro mondo e possiamo farlo tutti insieme

Commenti disabilitati su 80° anniversario dell’eccidio del CUP a Bosco di Corniglio/2

Archiviato in appunti partigiani, attualità, collecchio, costituzione, fascismo, resistenza, varie