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Commemorazione martirio Ines Bedeschi, Gavino Cherchi, Alceste Benoldi

Nel 77° Anniversario Della Fine Della Guerra Di Liberazione Dell'Italia Dal Nazifascismo

In data 28 marzo, alle ore 10.30 presso l'Aranciaia di Colorno si terrà la celebrazione in ricordo dei partigiani Ines Beneschi, Gavino Cherchi, Alceste Benoldi, barbaramente trucidati da un commando nazifascista e gettati nelle acque del fiume Po in località Mezzano Rondani la sera del 28 marzo 1945.


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parma piange il partigiano zoni

Se avesse avuto sotto gli occhi le immagini drammatiche che, da qualche giorno, diffondono televisioni e qotidiani sulla cruenta guerra in Ucraina, avrebbe sofferto ancor di più in quanto, lui, la guerra la fece per davvero subendono anche gravi conseguenze a livello fisico essendo stato colpito ad una gamba dalle schegge di una bomba.  [...]


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Enzo Zoni, nota e leggendaria figura di partigiano, Croce al merito di guerra, Medaglia della Liberazione, è deceduto nei giorni scorsi all'età di 96 anni. Ne avrebbe compiuti 97 alla fine del mese.


Nativo di Golese, figlio di un operaio e di una <<rezdòra>>, frequentando i corsi serali, poiché di giorno faceva qualche lavoro saltuario, si diplomò perito contabile.


A 18 anni decise di intraprendere la lotta partigiana ed andare a combattere in Val Maira nel cuneese. Una terra a lui tanto cara che spesso evocava nei suoi ricordi in quanto fu la vallata piemontese da cui partirono tanti valligiani che scendevano poi nelle varie città per fare gli spazzacamini. Ferito gravemente ad una gamba fu trasportato in un ospedale in Francia, gestito da suore, dove fu amorevolmente curato.


Terminata la guerra fu assunto presso il dipartimento di Parma delle Imposte Dirette, un tempo con sede in Viale Mariotti, dove lavorò una vita andando in pensione con il grado di funzionario.


Di carattere molto riservato, persona tutta d'un pezzo, amante dell'arte, della poesia e della pittura, si cimentava sovente con pennello, tavolozza e tele realizzando opere che ricalcavano anche scene della lotta partigiana alla quale aveva partecipato. Zoni donò una di queste opere alla nostra ANPI e ancora oggi la conserviamo con cura.


Ricoprì per anni l'incarico di presidente del <<Moto Club Parma>> organizzando raduni e gare a conferma della sua innata passione per le moto.


Da tre anni era rimasto vedovo dall'amatissima moglie Ada, nota sarta parmigiana, con la quale si era sposato nel 1954. Era un cultore anche della poesia vernacola parmigiana ed in particolare delle opere di Pezzani e Vicini.


Legatissimo ai nipoti Alessandra, Marco e all'adorata Francesca, risiedeva in Viale Caprera e, nella quiete della sua casa, tra i tanti libri della sua biblioteca, aveva iniziato da qualche anno a raccogliere i più significativi lavori di tutti i poeti scrittori parmigiani per poter realizzare una sorta di antologia.

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no alla guerra !

Ieri, in Piazzale della Pace a Parma, nei pressi del monumento al Partigiano si è tenuta un presidio promosso da CGIL, CISL e UIL, con l'adesione di ANPI, ARCI, AUSER, CIAC, CASA DELLA PACE, FEDERCONSUMATORI, LIBERA, UDU.


Grande partecipazione da parte della cittadinanza scesa in piazza a sostegno del popolo Ucraino, per urlare con una sola voce "No alla Guerra".


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eccidio villa cadè

L’eccidio di Cadè è stato un crimine di guerra nazista compiuto il 9 febbraio 1945 presso l’omonima frazione del comune di Reggio Emilia da un reparto della Wehrmacht contro un gruppo di ventuno partigiani.  [...]


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La sera del 7 febbraio una colonna di automezzi tedeschi venne assalita dai partigiani sulla Via Emilia nei pressi della frazione Reggiana di Cadè. L’assalto provoca la morte di tre militari tedeschi ed il ferimento di altri. In rappresaglia per l’imboscata i tedeschi prelevano dalle carceri di Parma e Ciano d’Enza ventuno partigiani, per lo più provenienti dalla provincia parmense e giovanissimi. Una volta giunti, la mattina del 9 febbraio, a Cadè le vittime vennero fatte allineare sulla via Emilia all’altezza del bivio per la località Quercioli e fucilati. I corpi dei ventuno martiri vennero lasciati per tre giorni sul ciglio della via Emilia come monito alla popolazione civile. Successivamente venne autorizzata la tumulazione delle salme presso il cimitero di Cadè. Le salme, a guerra finita, poterono essere riconosciute grazie al fatto che il parroco locale si era premurato di fotografare i cadaveri, di numerare le salme e di prelevare dagli abiti di ognuna delle vittime un pezzo di stoffa.


« Non è mai semplice parlare e affrontare, o anche solo affacciarsi timidamente davanti alla tragedia e alla storia di ventuno vite troncate, ventuno vite rubate all’affetto delle famiglie e falciate senza pietà, senza cadere nella retorica. Occorre quindi ricostruire quel periodo storico, o almeno provarci».


Ha cominciato  così il suo discorso Nicola Maestri, presidente dell’ANPI provinciale di Parma, recitato durante la commemorazione dell’eccidio. Ricorda coloro che hanno lottato per la libertà, la forza che li ha spinti e il coraggio che li ha accompagnati.  Ricorda la loro storia e la triste sorte che gli è capitata, ricorda tutto ciò che hanno perso, la libertà, la casa,la famiglia, la vita. 21 vite stroncate perché rincorrevano un sogno di libertà, hanno perso tutto ciò che avevano, uno di loro qualcosa in più, su quella terra il partigiano ignoto, ha dovuto lasciare anche il nome.


« Quando si pensa all'ignoto, scorrono visioni sul nulla, sul vuoto, sull'infinito, sulla indeterminatezza. Eppure qui all'ignoto corrisponde la vita, il respiro, il battito di cuore, una vita spezzata e smarrita sotto le ali della terra, cenere sparsa oltre ogni orizzonte, senza volontà, e poi, ancora, l'ignoto. Ignoto è il partigiano e centinaia e migliaia di partigiani. Senza nome, cognome, età. Altri, hanno un nome, un cognome. Forse soldato che dopo quel mercoledì del settembre del '43, decise di non consegnare le armi, ma di lottare con le brigate partigiane nostrane. Un uomo, un sognatore, una persona che ha letteralmente sacrificato la sua vita per la nostra. Lui e i venti suoi compagni non li chiamerò eroi, non abbiamo bisogno di eroi.


Ma di esempi sì». Ecco i nostri:


Fausto Abati, Bruno Affanni, Mirko Andreoli, Lino Bottali, Marcello Cavazzini, Elio Dresda, Eugenio Fontana, Luigi Gabelli Serventi, Lino Ghidoni, Arnaldo Ghiretti, Bruno Ghisolfi, Umberto Guareschi, Stefano Mazzacani, Silvio Monica, Angelo Padovani, Ettore Platzech, Flaminio Ragazzi, Paride Saccò, Antonio Schiavi, Caduto Ignoto.

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benvenuto nicola maestri

nicola

Nicola Maestri è il nuovo presidente dell’ANPI Provinciale di Parma. A pochi giorni dalla sua elezione gli abbiamo chiesto di raccontarsi chiedendogli innanzitutto cosa lo ha spinto ad accettare questo incarico. [...]


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« Premetto che non è stata una decisione presa a cuor leggero. Uscivo da una felice, ma importante esperienza amministrativa che mi ha impegnato per più di dieci anni. Ma Anpi per me è la mia famiglia ha sempre rappresentato una parte di me, di noi, la più intima ed empatica, quella legata all'epopea della Resistenza. Il richiamo a valori autentici e l'opportunità di aiutare l'associazione nel radicamento territoriale, la volontà di lavorare in gruppo, l'esigenza di far prevalere il NOI anziché l'IO, la possibilità di collaborare e far emergere le diverse peculiarità tra gli iscritti. Sono tanti i fattori che mi hanno spinto ad accettare questo importante impegno. Oltre a tutto questo c'è l'amore per la verità e la giustizia, quella che è stata negata a migliaia di martiri della Resistenza italiana, come ai sette martiri di piazza Garibaldi a Parma, torturati impunemente e fucilati dalla brigata nera il 1 settembre del 1944. Tra i sette c'era anche il mio nonno materno, Eleuterio Massari»


Un cammino fortemente radicato nel passato e nella sua memoria, ma allo stesso tempo in via di rigenerazione. Chiediamo dunque a Maestri quale contributo pensa che la nuova amministrazione possa dare all’ANPI di Parma. «Siamo solo all'inizio, ma la speranza è che con la "nostra" amministrazione si possa tornare a respirare quella vitalità che, dopo il congresso di Chianciano, nel 2006, sembrava aver coinvolto Anpi. Con l'ingresso di forze nuove e giovani che con il titolo di antifascisti si andarono ad aggiungere ai partigiani, ai patrioti, ai familiari dei caduti, apportando sostanzialmente energie fresche, idee e contributi, donando anche un nuovo punto di vista e di approccio all'associazione.


L'assoluta novità è che per la prima volta il Presidente provinciale non è espressione della sezione cittadina, ma proviene dalla provincia. Sono iscritto infatti nella sezione Anpi di Sala Baganza, nella cintura pedemontana parmense. L'auspicio è quello di avere la forza per operare con saggezza e lungimiranza, facendo in modo che attraverso un metodo condiviso ci si possa spendere affinché si riesca a radicare e strutturare  capillarmente Anpi in tutto il territorio provinciale»


Tra un salto nel passato e uno sguardo verso il futuro chiediamo infine al presidente neo eletto cosa significa per lui, oggi, ricoprire questo incarico.


 «Credo di avere in parte già risposto, se non altro dal punto di vista emotivo e ideale. Essere Presidente provinciale di Anpi Parma oggi, significa assumersi la propria quota di responsabilità di fronte ai grandi temi di attualità che ci vedono attraversare gli anni venti di questo secolo.


La pandemia che ha sconvolto la vita di milioni di persone, che ha mietuto solo in Italia oltre 153.000 vittime, con un tessuto sociale diviso e piegato da diversi egoismi, dall'assenza quasi totale di una coscienza critica. Abbiamo tanti analisti che sottolineano le patologie, ma mancano statisti in grado di guidarci con mano sicura. Chi scrive ha dovuto toccare drammaticamente con mano la tragedia del covid, e nei giorni più sgomenti credevo che potessimo uscirne con più saggezza. Ma abbiamo assistito attoniti al fatto che gli eroi di ieri venivano dimenticati domani. Pensando con preoccupazione ai venti di guerra che spirano da est vengono i brividi, a causa di timori e orrori che credevamo dimenticati e relegati al secolo scorso. I vetusti elefanti che guidano il mondo devono essere in difficoltà se hanno paura di una bambina come Greta, e magari si aggrappano ai Putin, ai Trump, persino ai libici, gente che ricatta l'Europa con i profughi e mostra i muscoli con i più deboli. Ricoprire oggi questo ruolo significa non girare il capo dalla parte opposta, ma al contrario, attraverso la preservazione della memoria e la contestualizzazione di quegli ideali, significa non perdere la visione e al contempo non smarrire la tenerezza».


Ringraziamo il presidente per il tempo concessoci e gli facciamo i nostri migliori auguri.

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