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Bosco di Corniglio – Domenica 19.10.2025

Orazione Ufficiale Eccidio Bosco di Corniglio

Carme Motta Presidente Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma

Sindaci, Autorità civili e militari,

Rappresentanti delle Associazioni Partigiane, Anpc, Alpi, Anpi, di cui porto il saluto quale Presidente Isrec,


Cittadini e cittadine,

sono onorata per l’invito, nell’80’ della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e vi ringrazio.


Leonardo Tarantini, partigiano Nardo, scrisse che l’eccidio di Bosco di Corniglio fu “uno dei giorni più infausti della Resistenza parmense” con la perdita del Comando Unico delle formazioni partigiane parmensi. 

I destini personali di quei partigiani si erano incrociati.


Giacomo di Crollalanza , comandante “Pablo” 26 anni, giovane ufficiale venuto dalla Sicilia, dopo l’8 settembre si unisce alle formazioni partigiane; aveva esperienza militare e capacità di stratega. 


Con lui, quella notte del 17 ottobre 1944, Gino Menconi partigiano “Renzi”, toscano, di famiglia benestante , laureato, prima repubblicano poi comunista; Giuseppe Picedi Bonettini , partigiano

“Penola”, toscano, famiglia della nobiltà sarzanese, cresciuto con idee democratiche, tre partigiani di guardia Enzo Gandolfi e Domenico Gervasi , quest’ultimo carabiniere, entrambi della provincia di Parma, Settimio Manenti di Urbania, provincia di Pesaro. 


Morirono tutti, sorpresi dalle SS tedesche, perché traditi. Si difesero strenuamente fino alla fine. Divennero leggenda.

La “settimana di lotta alle bande”, lanciata da Kesserling, raggiunse l’obiettivo più importante.


Dalle micidiali raffiche di mitra e dall’incendio si salvarono fortunosamente il Vicecomandante Giacomo Ferrari “ Arta” , Primo Savani “Mauri”, Boni, Pelizzari, Cipriani, Parisi, Zammarchi e pochi altri.


Ma non fu la fine. Non ci si poteva arrendere e nemmeno concedersi il tempo della disperazione. [...]

continua

[...]

I tedeschi e i fascisti ci contavano; il colpo inferto era durissimo.  Ma la storia andò diversamente.

Il 23 ottobre fu eletto il nuovo Comando Unico;  comandante “Arta”, commissario politico Achille Pelizzari “Poe”, Leonardo Tarantini “ Nardo” capo di stato maggiore.

Loro ci sono alla sfilata del 25 aprile 1945 a Parma. Inizia la nuova Italia.

Quel 25 aprile la maggioranza di noi, per età anagrafica, non c’era ma abbiamo provato ad esserci dopo, come oggi, insieme ai giovani che hanno compreso il sacrificio di quelle vite per il futuro di tutti/e.

Resistettero per riportare al centro della comune convivenza la forza della ragione, contro l’ idea di morte salvifica del regime nei confronti di ebrei e oppositori o semplicemente diversi per l’deologia fascista e nazista, contro l’oppressione, la persecuzione, la guerra, l’ignoranza, l’indifferenza e la viltà di molte, troppe, coscienze; resistettero per restituire i più nobili ed insieme semplici sentimenti dell’animo umano che danno senso alla vita e la rendono degna.

Domandiamoci: la memoria della loro resistenza, di tutta la resistenza è ancora attuale o solo doveroso ricordo? 

Rispondo convintamente sì, è viva e attuale perché parla all’oggi.

In situazioni, condizioni e contesti diversi siamo tornati ad avere su fronti opposti democrazia e totalitarismo, autocrazia nel nuovo gergo, pace e guerra, diritto e violenza; siamo di fronte, purtroppo,  alla crisi dei modelli politici e sociali del secolo scorso.

Le destre estreme tornano ad essere punto di riferimento per ampi strati popolari in modo trasversale.

Prevale l’idea “dell’urgenza del presente”, così la definisco, come misura della vita delle persone;  ma l’urgenza intesa come possibilità di risposta alle esigenze diffuse, dovrebbe risiedere nell’attività politica e di governo delle comunità, non essere il pensiero dominante, pervasivo e riduttivo dell’esistenza.

Eppure l’attuale coscienza pubblica sta dissipando la memoria come patrimonio morale e di valori condivisi, consapevolezza e responsabilità individuale; l’esito è che chi si erge a risolutore di tutto, a semplificatore della complessità, ottiene sempre più largo consenso, anche in Europa, in tutto l’occidente. La democrazia un intralcio superfluo da superare perché ostacola, rallenta, pone vincoli, alla decisione istituzionale e politica. Avvenne esattamente così agli albori dei regimi totalitari del secolo scorso, è così in paesi europei e non solo. Anche la libera stampa, oggi, è un problema. Deve essere “eco” del potere governante.

Il concetto di “forza”, soprattutto militare, è diventato il metro di giudizio con cui si può superare ogni limite; l’interesse economico il paradigma del confronto e della negoziazione.

Così il diritto e le organizzazioni internazionali non sono più riconosciuti, oscurati se non vilipesi, derisi, e dunque resi impotenti sebbene nati dopo i conflitti mondiali al fine di gestire e superare le cause che li avevano determinati.

Il mondo è cambiato, certo, tutto non può rimanere immutabile,  a cominciare dalle istituzioni nazionali, europee, mondiali ma dipende “come “e “perché” si innova, se per allargare e consolidare  la democrazia o restringerla.

Dal massacro del 7 ottobre 2023, per la maggior parte di giovani ebrei, fino alla immane e sconvolgente tragedia del popolo palestinese, la guerra nella “martoriata” Ucraina, come la definiva papa Francesco, dove ogni giorno anche lì muoiono bambini, poco più che numeri, i conflitti noti e sconosciuti mai risolti nel mondo, sono il risultato dell’orizzonte perduto del diritto e della giustizia sociale.

Per questo ogni spiraglio di far tacere le armi è una speranza da perseguire tenacemente.

Umberto Eco nel memorabile intervento alla Columbia University del 25 aprile 1995 per celebrare la liberazione dell’Europa, coniò il termine “fascismo eterno” che, scrisse, “ scaturisce dalla frustrazione individuale e sociale per crisi economica o politica , per i timori dei subalterni verso i più subalterni “.

Pericolo mai scongiurato riferito alla responsabilità della società che ha diritto a risposte ma che deve porsi anche domande.

Non basta indignarsi, non è più sufficiente opporsi, bisogna trovare un “senso” dentro il disordine, la paura, gli egoismi, la mancanza di sapere, di cultura.

Abbiamo delle solide bussole, la Costituzione antifascista, frutto della Resistenza, il Manifesto di Ventotene, il futuro dell’Europa, gli studi storici, le testimonianze dirette di chi visse le tragedie del passato e quelle del presente.

Abbiamo, però, necessità di esempi di coerenza, di lungimiranza, di compostezza, di generosità, non di fenomeni leaderistici, non di toni e linguaggi infamanti, volgari, aggressivi utili a suscitare istinti primordiali anziché il pensiero critico. Ne abbiamo bisogno in ogni campo di azione dell’attività umana.

Le nuove generazioni ci guardano e attendono segnali concreti di speranza, fiducia, credibilità da opporre agli orrori della disumanità.

Loro ci sono e vogliono contare. Sapremo stare al loro fianco adeguatamente?

La violenza va sempre respinta, ripudiata; fa il gioco di chi vorrebbe zittire il dissenso.

Se si vuole la pace la si deve praticare.

Grandi manifestazioni di popolo pacifiche sono quelle che i “potenti” allergici alla democrazia temono di più.

Tutti abbiamo bisogno di “sogni”, soprattutto i giovani; riabituiamoci a sognare e rendiamo i sogni tangibili, realizzabili, alternativi allo sgretolamento delle certezze; libertà, democrazia, uguaglianza che sembravano scontate e non lo sono più. Dobbiamo sognarle di nuovo.

I partigiani che oggi commemoriamo, il loro sacrificio che  portiamo nel cuore, non si sono mai arresi pur consapevoli della possibile sconfitta, dell’inevitabile dolore per la perdita di chi lottava con loro.

Non avevano certezze sul futuro, lo immaginavano, lo sognavano; ci hanno creduto, hanno lottato insieme, oltre i loro personali convincimenti, le diversità sociali, politiche, religiose.

Hanno creduto che se non loro altri come loro ce l’avrebbero fatta.

Le loro morti non sono state inutili. Hanno salvato l’Italia, hanno salvato noi. Hanno consegnato il futuro. A quelli di allora e a noi oggi.

Per questo sono e saranno sempre con noi, vivi nella memoria presente. Ad indicarci la strada.

Una settimana fa ero sulla cima del monte Fuso; cammino tanto, quando posso, per passione, sui  nostri monti; sul Fuso si trova il pannello dei “ sentieri resistenti”, come in molti altri luoghi, e quello dedicato alla festa per l’inaugurazione, il 18 agosto 1901, del monumento alla Madonna dell’Alpe. Una manifestazione per celebrare il nuovo secolo. Nessuno dei partecipanti avrebbe immaginato che 14 anni dopo sarebbe scoppiato il primo terribile conflitto mondiale.

“Oltre 5000 persone venute dalle parti più lontane della montagna reggiana e parmense “. Il pannello riporta l’articolo della rivista del periodo “Giovane Montagna”;

“ Fu un importante momento di coesione attorno a questo monte che univa invece di dividere. Dalla cima si vedeva Parma e tutte le altre vette dell’Appennino parmense e reggiano.  La festa proseguì anche la sera. 

Gli ultimi rimasti avevano accatastato le molte piante tagliate in diversi punti della cima e vi avevano dato fuoco: e l’allegra fiammata vincendo la scura tenebra circostante anche ai lontani e non ancora informati avrà portato nella notte stessa la notizia che la festa di monte Fuso era passata lietamente perché sulla vetta di esso si era acceso ad indicarlo un falò di gioia ed allegrezza”.

Ho riflettuto su questa semplice testimonianza di un tempo tanto lontano; anche noi, insieme, possiamo e credo dobbiamo riaccendere la gioia e l’allegrezza della vita, la sua bellezza anche nell’impegno quotidiano. E’ nelle nostre mani. 

L’alba di un nuovo giorno arriva sempre; i partigiani lo sapevano, anche quelli che oggi ricordiamo, e non hanno mai dubitato che sarebbe stato un giorno di gioia per tutti. Finalmente liberi e in pace.

Il sogno divenne realtà. 

Crediamoci! 

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29 Marzo – Congresso fondativo della sezione di Corniglio

Nasce a Corniglio la nuova sezione ANPI
 Un presidio di memoria e impegno civi
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Alla presenza del Presidente provinciale ANPI Nicola Maestri, del consigliere provinciale ANPI Giulio Varacca e della vicesindaca di Corniglio Emanuela Mansanti, è stata ufficialmente inaugurata oggi la nuova sezione ANPI di Corniglio, la trentesima sul territorio della Provincia di Parma.


La nascita della sezione rappresenta un segnale forte e concreto: un nuovo presidio di memoria, di impegno civile e di difesa attiva dei valori costituzionali. "È una nuova foglia su quell’albero profondo e resistente che è l’ANPI – ha dichiarato la presidente della sezione, Ambra Lazzari – un organismo vivo che continua a difendere i valori scolpiti nella nostra Costituzione, nata dalla Resistenza che celebriamo ogni giorno."




Le parole della presidente della sezione ANPI di Corniglio
Ambra Lazzari

Buongiorno a tutti,


oggi ci ritroviamo in un momento storico in cui venti estremisti, violenti e arroganti, soffiano impetuosi in ogni angolo del mondo. Soffiano contro i valori di libertà, di giustizia e di democrazia per cui donne e uomini, non così tanto tempo fa, hanno lottato, resistito e dato la vita. Oggi più che mai sentiamo il dovere morale – e civile – di non restare in silenzio, di non voltare lo sguardo. E quale occasione più significativa dell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo per farlo con un gesto concreto ? [...]

continua

[...] Nasce oggi la nuova sezione ANPI di Corniglio, la 30ª della Provincia di Parma. Un numero che non è solo una cifra, ma un simbolo. Questa sezione è una nuova foglia su quell’albero profondo e resistente che è l’ANPI: un organismo vivo che continua a difendere i valori scolpiti nella nostra Costituzione, nata proprio da quella Resistenza che celebriamo. È un segnale forte, un grido pacifico ma deciso, che si unisce a quello di Berceto, dove a febbraio è nata un’altra nuova sezione. È la testimonianza che qualcosa si muove, che l’impegno continua.

Le adesioni al tesseramento sono state numerose, e questo ci ha dato coraggio. Ma senza la vostra presenza oggi, senza il vostro esserci davvero, tutto questo sarebbe rimasto sulla carta. È grazie a voi se oggi questa sezione prende vita. Per questo vi ringrazio, profondamente. Ognuno di voi oggi ha fatto una scelta. Non scontata. Non passiva. Una scelta di campo. Sulle vostre sedie avete trovato un foglio: una breve descrizione di cos'è l’ANPI, di cosa fa. Ma non è solo un promemoria. È una promessa. Una promessa che ci richiama a ricordare che l’ANPI non è solo memoria. È azione. È presenza. È presidio. Mi soffermo su un passaggio che ritengo fondamentale: «Oggi gli iscritti sono rappresentativi non solo di tutte le età, ma anche di ogni tipo di provenienza sociale e professionale, restando sempre alla base di tutto il trinomio Antifascismo, Resistenza, Costituzione. Antirazzismo e presidio dei diritti umani sono un terreno di impegno e di lotta che vede l’Associazione promotrice di numerose iniziative in tutto il Paese.» Ecco, questa sezione non nasce solo per ricordare. Nasce per esserci. Per vigilare. Per costruire. Spesso, lo sappiamo bene, ci troviamo d’accordo con un’idea, ci indigniamo per un’ingiustizia, ci emozioniamo davanti a una testimonianza… ma lo facciamo da lontano, dal nostro divano, in silenzio, magari con un post, un like, un commento. È umano, certo. Ma non basta. Perché se vogliamo davvero un futuro migliore – o anche solo non peggiore – dobbiamo ricordarci che la differenza la fa la partecipazione attiva. Anche nelle piccole cose. Anche in un giorno di pioggia, anche in una sala di paese, anche solo dicendo: “Ci sono.” Difendere i nostri diritti, la libertà e la democrazia non è un esercizio di nostalgia. È una necessità. È oggi. È adesso. Grazie.





Le parole del presidente del
comitato provinciale ANPI di Parma
Nicola Maestri

Benvenute e benvenuti a tutti. Grazie per la vostra presenza e a chi ci ospita. Un ringraziamento particolare, se me lo consentite, vada ad Ambra Lazzari per l’impegno e la dedizione dimostrata. 

Essere qui con voi oggi è davvero un’emozione particolare. Quando infatti nel marzo del 2022 l’attuale segreteria provinciale di ANPI venne eletta, una delle prime domande che ci ponemmo fu come mai in un territorio come il vostro, nonostante gli innumerevoli episodi resistenziali, non esistesse di fatto un presidio democratico e antifascista come una sezione Anpi può rappresentare. Questa può essere una prima risposta. Oggi inizia infatti un nuovo percorso che auspichiamo possa davvero essere foriero di tante iniziative, e possa diventare un ulteriore luogo di memoria e cultura. Siamo convinti del fatto che costituire una sezione ANPI a Corniglio possa essere, oltre che una ricchezza per tutte le associazioni di volontariato già esistenti sul territorio, anche un tributo a tutte le persone che hanno quanto meno sacrificato gli anni migliori della loro vita, quello che dovrebbe essere il periodo più spensierato, quello della giovinezza.  [...]

continua

[...] Siamo altresì convinti che, come ci auguriamo, potrà esserci anche un luogo fisico in cui incontrarsi e riflettere su ciò che sta accadendo intorno a noi, in un mondo che sta rischiando pericolosamente di dover rivivere pagine nere e angoscianti purtroppo così amaramente già viste e subite. 

È bene ricordare che Corniglio fu sede del Comando Unico Operativo partigiano della provincia di Parma (CUO) tra l’agosto e l'ottobre 1944, zona d’insediamento delle prime bande partigiane e luogo di numerosi scontri tra resistenti e nazifascisti. Tra questi la battaglia del Lago Santo, conflitto dai risvolti epici svoltosi nel rifugio che sorge sulle rive del lago. Il 19 marzo 1944 una squadra di nove partigiani del distaccamento “G. Picelli”, stanziata nei pressi del lago, fu attaccata da un nutrito gruppo di fascisti e tedeschi. I partigiani, barricati nel rifugio, resistettero eroicamente all’attacco nemico per diverse ore, provocando morti e feriti tra i nemici, costringendoli a ripiegare. 

Qui davvero la resistenza ha rappresentato pagine epiche ma anche dolorosissime se pensiamo all’eccidio di Bosco, dove il Comando Unico venne decimato dopo un attacco proditorio scaturito da una delazione. Altri episodi drammatici hanno funestato queste comunità, i vostri territori, penso all’episodio efferato di Agna del novembre 1944 dove vennero fucilati dai nazifascisti 6 giovanissimi partigiani tra i 17 e i 23 anni, o a Lama di Corniglio, sempre in quei giorni sciagurati, dove vennero prima massacrati di botte e poi passati per le armi 7 partigiani sovietici e georgiani, disertori del terzo Reich passati nelle file dei resistenti. Gli episodi da citare sarebbero davvero tantissimi e questo per comprendere appieno l’enorme sacrificio di vite umane e di grandi sofferenze che le persone di questi luoghi hanno dovuto subire. 

Custodi della memoria quindi, la trovo una definizione corretta, e  aggiungo che

ricordare ha un’etimologia bellissima: deriva infatti dal latino re-cordari, ovvero richiamare al cuore, poiché gli antichi lo pensavano sede della memoria, e da Oscar Wilde ritenuta il diario che ogni giorno ognuno porta con sé. Anche chi non se ne rende conto, anche chi consapevolmente o inconsapevolmente è portato a rimuovere, anche chi è portato a bollare e liquidare con superficialità o furia ideologica, anche solo nella libertà di dirlo si porta con sé l’esperienza di questi partigiani come se fosse una pagina del proprio diario. 

La Resistenza fu nuovo umanesimo: la rinascita politica dell’Italia repubblicana è stata resa possibile grazie alla presa di coscienza collettiva dal basso unita ad una rivolta morale. L’antifascismo è ciò che ha dato concretezza e pienezza ad un processo di Liberazione perché ha aiutato la vittoria militare a essere vera rigenerazione, vero riscatto, vera costruzione. Senza di esso, molte persone in Italia hanno sostenuto il fascismo senza ribellarsi agli orrori che stava compiendo, adattandosi senza colpo ferire a questa concezione del mondo.

La lotta di resistenza è straordinariamente attuale, nonostante chi non conosca la Storia sostenga sia una vicenda passata senza ormai nessun senso. 

Noi riteniamo invece che occorra ripartire da qui, da chi ha fatto dell'altruismo e della solidarietà la propria cifra, ma occorre essere all’altezza delle sfide che essi ci pongono, come individui e come società. Come diceva Aldo Moro, la verità e la sua ricerca sono sempre illuminanti, essi ci aiutano ad essere coraggiosi. Forse non tutto è perduto e il risveglio civile speriamo sia destinato a suonare sempre di più della loro spontanea e non ideologica radicalità nell’affrontare i processi del nostro tempo: persone che non sono abituate ad avere confini, se non a sventolare la bandiera di una nuova civiltà, aperta, dialogante, laica, solidale. E noi che siamo, ancora una volta, in un luogo che trasuda storia come Corniglio, non celebriamo un rito stanco e indebolito dallo scorrere del tempo, ma rinnoviamo il senso profondo che ci rende essere umani, come cittadini, come associazioni e come Istituzioni. Benvenuti quindi nella grande famiglia di ANPI, benvenuta alla sezione numero 30 della Provincia di Parma. Vi auguriamo un intenso e proficuo lavoro. 


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