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antonio scurati

Testo dell'intervento dello scrittore Antonio Scurati nel programma RAI "Che sarà" mai mandato in onda 

 

“Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. [...]

continua

[...]

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.


In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.


Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.


Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?


Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.


Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).


Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”

anpi-scurati

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xxv aprile 2024

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Comitato Provinciale

06 maggio 2023
relazione politica di Nicola Maestri
Presidente Comitato Provinciale ANPI

Carissime e carissimi. Più che una relazione il mio vuole essere in realtà un sincero ringraziamento rivolto a tutte le sezioni della Provincia per la mole di lavoro prodotta e per l'impegno profuso in tutto questo anno abbondante che abbiamo trascorso insieme, in cui ogni singola sezione ha costruito e organizzato, mettendo in campo idee, sensibilità, forza, disponibilità e peculiarità dei propri iscritti. [...]

continua

[...]

Un lasso di tempo in cui ogni comunità territoriale ha potuto esprimersi autonomamente o chiedendo il patrocinio del provinciale. Sono stati quattordici mesi proficui di condivisione in cui la nostra Associazione ha cercato di crescere dando risposte concrete laddove è stato possibile farlo, e al tempo stesso essendo presenti condividendo passaggi, prese di posizione e assunzione di responsabilità. Spero sinceramente si possa percepire questo profondo senso di gratitudine nei confronti vostri e di tutti i militanti delle sezioni, anche considerando la gestione di tutti gli eventi che si sono susseguiti per l'appuntamento della Festa di Liberazione. Come sapete a Parma sì è svolta un'imponente manifestazione che ha visto la partecipazione festosa di migliaia di persone con la presenza di tantissimi giovani che hanno affollato il corteo. A differenza dello scorso anno questa volta abbiamo avuto l'importante opportunità di poter portare il saluto delle tre Associazioni partigiane a tutti i partecipanti. Saluto che a noi sembrava doveroso, ma vi assicuro che non c'era nulla di scontato, tanto che nella prima bozza di interventi, il nostro saluto non era preventivato. Al tavolo per le celebrazioni del 25 Aprile, composto da diversi attori tra i quali l'Amministrazione comunale, la scuola, le Associazioni antifasciste, gli Istituti storici e altri soggetti, abbiamo chiesto ai nostri interlocutori quale fosse se non questo il momento più naturale e opportuno per portare un saluto alla cittadinanza. A onor del vero dobbiamo riconoscere che l'attuale compagine amministrativa ci ha ascoltato e anche supportato in questa nostra richiesta. Anche nella scelta dell'oratore ufficiale abbiamo potuto esprimere preferenze tant'è che il nome del relatore lo abbiamo proposto noi di ANPI provinciale, con l'approvazione delle altre Associazioni partigiane Alpi e Anpc e anche di Isrec. Detto ciò ritengo sia importante sottolineare anche l'aspetto di natura politica, nonostante il clima festoso, ovvero al fatto che di fronte alle reiterate provocazioni messe in atto da esponenti del governo e soprattutto da parte della seconda carica dello Stato, si è registrata indubbiamente una volontà di esserci, una necessità di riaffermare, attraverso questa significativa presenza, i valori antifascisti di un' Italia che non ha nessunissima intenzione di lasciare spazio a questa deriva reazionaria e smaccatamente fascista. Come abbiamo avuto già modo di dire e scrivere è bene comunque ricordare al Presidente del Senato che la Costituzione italiana è dichiaratamente antifascista: non tanto e non solo perché essa contiene la famosa XII Disposizione transitoria e finale, quella che vieta “la ricostruzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”. Quanto perché ogni singolo articolo della Costituzione, soprattutto nella parte in cui si dichiarano i principi fondamentali sui quali si regge la Repubblica, è scritto in modo trasparente e in antitesi con la teoria e la prassi del fascismo. Basterebbe davvero questo per colmare lacune e smascherare queste castronerie rilanciate ai quattro venti. Il nostro timore però è che dietro ci possa essere un disegno più complesso e articolato che possa trovare terreno fertile causa la diffusa ignoranza e un livello di menefreghismo tale per cui questa becera forma di revisionismo possa in qualche modo attecchire e fare danni devastanti. Da qui la vulgata che equipara vergognosamente fascisti e antifascisti. Ma la più bella risposta a queste meschinità rimangono le piazze piene e gioiose, composte da persone di tutte le età, che con vigore hanno ribadito che non è possibile parificare chi metteva a ferro e fuoco città e villaggi e compiva stragi di civili con chi invece difendeva ogni barlume di umanità e ha combattuto il totalitarismo nazifascista. In questi giorni, da ogni luogo più remoto della provincia, abbiamo ricevuto fotografie e preziose testimonianze che ci lasciano ben sperare. Nei paesi dove siamo presenti con le nostre sezioni, ANPI è vissuta come una certezza, un porto sicuro su cui contare e dove trovare un approdo. Da quest'anno sezioni come quelle di Felino e Lesignano de' Bagni, sono tornate ad essere luoghi vivi e pulsanti, comunità riconosciute anche da amministrazioni di centrodestra. Questo è un evidente esempio di come possa risultare determinante avere un presidio democratico e antifascista in qualsiasi territorio. Ogni amministrazione comunale, anche quelle più riottose nel riconoscere l'autorevolezza di ANPI, sono e saranno costrette a intraprendere rapporti con noi, badate è quasi inevitabile. Ho già detto di Felino e Lesignano, aggiungo Tizzano val Parma, dove lo scorso anno l'amministrazione comunale non permise nemmeno che venisse suonata e cantata Bella Ciao; quest'anno invece ha preso la parola la nostra neo presidente di sezione, mentre la banda, non solo ha suonato questo meraviglioso brano, ma i ragazzi delle scuole di Lagrimone l'hanno cantata nella commozione generale. La stessa scena si è vista anche nei paesi di Sissa-Trecasali, Monchio-Palanzano e Bore, dove le nostre gagliarde nuove sezioni, hanno dato un contributo fondamentale alla riuscita delle celebrazioni per la Festa della Liberazione. Abbiamo altre due realtà che stanno prendendo corpo e mi riferisco a Borgo val di Taro, città medaglia d'oro alla Resistenza, che dopo l'incontro pubblico che abbiamo avuto poco più di un mese fa, sta registrando un'impennata di nuovi iscritti e questo, in vista del congresso che si terrà nei prossimi mesi è davvero benaugurante. L'altra è Montechiarugolo, dove un bel gruppo di simpatizzanti sta mettendo le basi per poter tornare a dar vita alla sezione ANPI locale e dove l'attuale Amministrazione Comunale si è impegnata per trovare una collocazione fisica idonea alle esigenze del nuovo soggetto che sta nascendo. Abbiamo all'orizzonte altre situazioni favorevoli ma crediamo sia opportuno aspettare i giusti tempi di maturazione per renderli pubblici. Tuttavia il futuro prossimo davanti a noi non è tutto positivo, soprattutto se consideriamo lo scenario politico nel nostro Paese e in particolare di fronte a questa guerra a cui ci stiamo colpevolmente abituando. Manca un'indignazione civile profonda e continuativa. È vero, molte decisioni passano sopra le nostre teste, ma questo non deve essere un elemento che ci deve tranquillizzare, semmai il suo contrario. Da settimane leggiamo e ascoltiamo di scenari più o meno allarmanti sul destino del Pnrr e sulla possibilità nonché capacità di portare a compimento il piano di riforme previsto, pena la perdita delle altre quote di quel volume enorme di risorse in arrivo dall'Europa. Di fronte a devastanti scenari bellici questo sembra nulla, ma dalla capacità di gestire questi fondi dipenderà buona parte del futuro della nostra nazione e del tenore di vita degli italiani. Tra le questioni più delicate per non dire più drammatiche, che la materia solleva, rientra il destino della sanità pubblica, oggi sull'orlo del collasso. Se a tutto questo aggiungiamo la bomba ad orologeria rappresentata dall'autonomia differenziata e da qual presidenzialismo ostentato come promessa elettorale da parte del nostro attuale governo, il cerchio è chiuso. Va da sé che la nostra Associazione non può e non potrà ostacolare da sola questa avanzata delle forze più retrive, ma sarà fondamentale stimolare il dibattito tra i partiti e l'opinione pubblica per trovare insieme le soluzioni più efficaci e condivise possibili. Noi ci siamo con la nostra storia e i nostri valori di solidarietà, equità e giustizia. Ma nel frattempo godiamoci questo squarcio di azzurro nel grigiore diffuso. Siamo consapevoli di ciò che ci attende, saranno mesi e anni difficili, ma non per questo intendiamo

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Grazie Italia …

"Grazie Italia, grazie ANPI per questo straordinario 25 aprile. Ora avanti per una nuova Liberazione" 
Gianfranco Pagliarulo

Eccolo, il nostro #25Aprile: una partecipazione eccezionale, dal nord al sud, da Cagliari a Milano passando per Roma, Bologna, Genova, per i cento e cento campanili della penisola più affascinante del mondo.

E ovunque una comunità repubblicana e antifascista, entusiasta e assieme ordinata. Una festa di popolo di dimensioni inusitate, ma anche un monito per chiunque coltivi la sciagurata idea di manomettere la Costituzione [...]

continua

[...]

E, ancora, una mobilitazione generale contro chi intenda far rivivere oggi, sotto qualsiasi forma, le mostruosità del tempo nazifascista.

Eccolo, il popolo della Costituzione, che contrasta la solitudine sociale e lo smarrimento davanti a un mondo - diciamolo - che sembra aver dimenticato i fondamentali della convivenza umana.

Questo popolo si è ritrovato unito e combattivo, sorridente e determinato. Il 25 Aprile 2023, il nostro 25 Aprile, è stato una grandiosa sagra della vita, della memoria dei giorni di Liberazione, del desiderio di un presente che ripudia la guerra e invoca la giustizia sociale, dell'impegno per un domani in cui finalmente si adempia all'obbligo di attuare integralmente la Costituzione.

Dire "grazie" significa esprimere un sentimento di affettuosa riconoscenza, vuol dire rappresentare uno scambio che sormonta e esclude le leggi del mercato, intende comunicare con la parola il gesto dell'abbraccio.

Grazie, allora.

Grazie allo straordinario numero di cittadine e cittadini che hanno dato vita a una straordinaria giornata. Grazie a voi, compagne e compagni dell'#Anpi, che siete stati i tenaci costruttori di questa giornata. Grazie a voi, che, assieme alle istituzioni, alle autorità e al mondo dell'associazionismo, avete regalato all'Italia la sua più bella fotografia.

Grazie a voi, voi dell'Anpi, volontari dell'antifascismo, militanti della democrazia, che siete stati l'anima di una giornata memorabile.

Grazie a voi, portatori della memoria partigiana e del sogno di una società di liberi ed eguali, e perciò antifascista.

Questo è e sarà, costituzionalmente.

Per una nuova Liberazione.


Gianfranco Pagliarulo

28 aprile 2023

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xxvaprile 2023 – il saluto di Nicola Maestri

Buongiorno a tutte e tutti voi

Saluto le autorità e mi inchino davanti al libero gonfalone della città di Parma, la cui medaglia d'oro brilla come non mai nello spirito indomito di questa città profondamente antifascista.

029


Porto il saluto di ANPI provinciale e delle altre associazioni partigiane Alpi e Anpc. Nel giorno che rappresenta la Festa della Liberazione in cui tutte le persone autenticamente democratiche dovrebbero identificarsi vorrei focalizzare due elementi, la Resistenza e la Costituzione [...]

continua

[...] i due fari luminosi, due momenti indissolubili della stessa vicenda della storia d’Italia rinata dopo il fascismo e la guerra. Dove cade l’una, cade anche l’altra. Dove la prima si rinvigorisce, anche la seconda si rafforza e si compie. Alcuni mesi fa la Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, ha compiuto 75 anni di vita; occorre fare una profonda riflessione. Ma il bilancio della Costituzione non si potrà fare se non si farà insieme il bilancio dello spirito della Resistenza.


Sentiamo attorno a noi le solite obiezioni e la devastante opera demolitrice del revisionismo vero, quello che vuole equiparare fascisti e antifascisti in una melassa grigia deresponsabilizzante.

Analizzando affermazioni e comportamenti che si insinuano diffondendosi all'Interno degli organi dello Stato e della società civile, si alimenta la falsa convinzione che compiere rastrellamenti o stragi di civili e combattere per liberare l’Italia dal totalitarismo siano azioni che hanno, specularmente, lo stesso valore. Azioni ignobilmente parificate e destinatarie della ricerca di inopinata pacificazione.

Per cui è lecito domandarsi: esiste ancora lo spirito della Resistenza?

E se esiste, non è esso alimentato da pochi e sparuti fedeli che sono una piccolissima minoranza di pazzi in una nazione di savi?


E infine, fossero pur molti i fedeli, non è la situazione di oggi tanto mutata da quella in cui la Resistenza operò, che è assurdo e inutile, pretendere di tramandarne lo spirito?

Primo: lo spirito della Resistenza non è morto. E’ morto in coloro che non l’hanno mai avuto e a cui del resto non lo abbiamo mai attribuito. Che non sia morto è dimostrato dal fatto che non vi è grave evento della nostra vita nazionale in cui non si sia fatto sentire ora per elevare una protesta, ora per esprimere un ammonimento, ora per indicare la giusta strada della libertà e della giustizia.


Secondo: che i devoti dello spirito della Resistenza fossero una minoranza, lo abbiamo sempre saputo e non ce ne siamo né spaventati né meravigliati. In ogni nazione i savi, cioè i benpensanti, sono sempre la maggioranza; i pazzi, cioè gli ardimentosi, sono sempre la minoranza. Come al teatro: quattro attori in scena e mille spettatori in platea, i quali non recitano né la parte principale né quella secondaria; si accontentano di assistere allo spettacolo per vedere come va a finire e applaudono il vincitore.

Terzo: sì, la situazione è cambiata, non c’è più la guerra, lo straniero in casa, il terrore nazista. Ma quando invochiamo lo spirito della Resistenza, non esaltiamo soltanto il valore militare, le virtù del soldato che si esplica nella guerra combattuta, ma anche il valore civile, le virtù del cittadino di cui una nazione per mantenersi libera e giusta ha bisogno tutti i giorni, quella virtù civile che è fatta di coraggio, di prodezza, di spirito intrepido, ma anche, e più, di fierezza, di fermezza nel carattere, di perseveranza nei propositi, di inflessibilità. Ciò che ha caratterizzato il partigiano è stata la sua figura di cittadino e insieme di soldato, una virtù militare sorretta e protetta da una virtù civile. Non vi è nazione che possa reggere senza la virtù civile dei propri cittadini. Ebbene l’ultima rivelazione di questa virtù è stata la lotta partigiana.

Lì la nazione deve attingere i suoi esempi, lì deve specchiarsi, lì troverà e lì soltanto, le ragioni della sua dignità, la consapevolezza della propria unità, la sicurezza del proprio destino. Proprio qui nella nostra amata piazza, di fronte a noi, sotto il palazzo del Governatore, nel settembre del 1944 vennero fucilati dalla brigata nera sette cittadini inermi dopo indicibili

torture, vittime di rappresaglia fascista.

Tra i sette c'era anche mio nonno materno Eleuterio. Se oggi mi trovo qui davanti a una piazza così viva e pulsante significa che quelle morti non furono vane, nulla andrà perduto se avremo la forza e la volontà di tramandare la memoria e renderla attuale.


Concludo salutandovi caramente e con altrettanto affetto vorrei ricordare oggi e ogni giorno che verrà i nostri Partigiani e le nostre Partigiane che per far sì che noi potessimo vivere da individui liberi hanno donato il bene più prezioso che avevano a loro disposizione: la vita!

Viva la Costituzione Antifascista!

Viva la Resistenza!

Viva il 25 Aprile!


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